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| | Mohinder Suresh
«Il conflitto fra il bene e il male si riduce a una scelta elementare: sopravvivere o soccombere.»
Scheda personaggio
Umano
28 anni |
Avevo trascorso la notte sveglio, davanti allo schermo a cristalli liquidi del mio computer, in cerca di una soluzione. In cerca di un modo per debellare una volta e per tutte lo Chanti Virus. Sembrava che gli esseri umani avanzati fossero migliori, più forti, indistruttibili. Fossero evoluti e quindi niente li potesse scalfire. Invece un virus, una malattia era in grado di ucciderli, ed io ero, finora, l'unico modo per salvarli. C'era qualcosa nel mio sangue in grado di eliminare lo Chanti Virus dal corpo dei soggetti avanzati. Sfortunatamente non sapevo ancora cosa di preciso. Le mie ricerche non potevano cessare; cosa sarebbe successo se mi fosse accaduto qualcosa? Quando morirò, come faranno loro? Non potevo permettere che la loro razza si estinguesse a causa mia. Io ero nato con il solo scopo di salvare mia sorella da quella malattia distruttiva. Non avevo fatto in tempo, lei era morta. Mio padre imputava a me la colpa della sua dipartita prematura. Era colpa mia, io non ero nato in tempo. Io però non la pensavo come lui. Non avevo meriti, né colpe per quanto riguardava le sorti di Chanti. Inoltre, non ero riuscito a sottrarla alla morte, ma ero stato in grado di aiutare molti altri, grazie anche alla Nuova Impresa. Ero entrato nell'organizzazione con il solo scopo di distruggerla dall'interno, ma mi stavo rendendo conto che questa Impresa non agiva sempre male. Innanzitutto metteva a disposizione delle mie ricerche innumerevoli ed essenziali risorse. Non avrei mai tradito Noah Bennet, insieme avremmo affossato quella congregazione di uomini che si credevano Dei, che credevano di poter giostrare il destino di tutti gli altri come se fossero burattinai, ma avevo deciso che, finché ne avessi avuto l'opportunità, avrei continuato a sfruttare l'Impresa a mio vantaggio. Era perciò vitale la celerità. Dovevo sbrigarmi a scoprire cosa nel mio sangue eliminava il virus, prima che Noah decidesse di porre fine al mio lavoro sotto copertura. Prima che l'Impresa crollasse definitivamente. I miei contatti con HRG si facevano sempre più rari. Bob Bishop non si fidava di me, lo intuivo da come mi guardava, dalle parole che mi rivolgeva. Egli sapeva, o forse temeva solamente, la mia fedeltà. Immaginava che non amavo la reclusione che l'Impresa imponeva ai soggetti avanzati. Per quella ragione mi aveva affiancato Jessica Sanders. Avevo salvato quella donna dallo Chanti Virus qualche tempo prima, e da allora eravamo divenuti inseparabili. Noah mi aveva ripetuto più volte il motto dell'organizzazione: "Uno di loro, uno di noi", e sembrava che tale dogma non cadesse mai in disuso. Jessica difatti era dotata di una forza sovrumana. Inoltre era affetta da disturbo della personalità. Credevo che lo spezzamento dell'io fosse imputabile alla scoperta di abilità straordinarie, ma avrei dovuto dedicare ancora molti studi per confermare quella teoria. Sospirai massaggiandomi gli occhi chiusi pensando a quante ricerche erano ancora necessarie. Mio padre aveva dedicato la sua vita per cercare di scoprire di più sull'evoluzione, ed io sentivo che il mio destino sarebbe stato simile al suo. Il desiderio di sapere mi avrebbe portato a dimenticare tutto della mia vita precedente e a concentrarmi solamente sugli studi. Per fortuna Jessica mi rammentava di vivere e di non isolarmi nel vecchio loft di Isaac Mendez, ora adibito a mio personale laboratorio. Sospirai guardando verso la porta, sperando di veder comparire Jessica. Avevo bisogno che mi intimasse di smettere con le mie formule, o, ero certo, sarei impazzito nel giro di un paio d'ore. Non avrei cessato di studiare da solo, la mia determinazione me l'avrebbe impedito, avevo bisogno di qualcun altro che me lo imponesse.
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